Un incontro interessante
Autore | blisak |
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Sostanza assunta | Ayahuasca |
Via di somministrazione | Orale |
Quantità | 3g di Peganum harmala, 10g di Mimosa hostilis |
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18 ottobre 2015
Caro Trenz,
Ieri notte mi è capitato un fatto interessante, capitò per caso, per un fortuito evento che diedi ospitalità ad uno strano personaggio, Marcos Hestebal, me lo fece sapere mostrando una cicatrice da ustione sul petto. Devi spere che sui suoi lunghi capelli raccolti cresceva del muschio che simpaticamente chiamava Primer Habitus. Nei suoi occhi brillava la luce della consapevolezza, metteva tranquillità. Non pronuncio mai una parola.
Dopo averli offerto delle umilissime trombette e patate bollite con del sale ed un filo d’olio, ringraziò, si alzò e alzando le mani al cielo le dieci dita si trasformarono prima in germogli, poi in rami, lussureggianti e brulicanti di qualsiasi forma di vita; nel frattempo il mio corpo cominciava a vibrare su una frequenza che cullava non il corpo ma la mente, come se le vibrazioni non fossero sulle solite 4 dimensioni. Mi guardò fisso negli occhi e dalla bocca cominciarono ad uscire copiose radici che abbracciavano terra, rocce e metallo. Gli occhi divennero cristalli dai quali si protrassero piccoli filamenti bianchi, come le giovani radici che cercano acqua e sali.
Quelle estroflessioni, copiose si avventarono su me, avvolgendomi, togliendomi ogni volontà di movimento, il nero più profondo mi accolse e per quello che sembrò un istante mi addormentai e mi svegliai.
Il mondo non era più come l’avevo lasciato. In primo luogo il mio ospite era sparito e al suo posto la casa era occupata da 4 simpatici esseri. Giocavano a carte, era un gioco che non avevo mai visto, le carte non stavano mai ferme ma continuavano a trasformarsi: simboli e numeri, larghezze e altezze. Provai a comunicare con loro ma gli unici suoni che riuscivo ad emettere erano profonde e sincere risate. Anche la faccia di uno di loro sembrava subire la stessa sorte delle carte non stava mai ferma squadrata si trasformava e si rielaborava seguendo strane logiche impossibili da ricordare.
qualsiasi cosa su cui la mia attenzione si posasse prendeva nuova vita, era come osservare con il cervello di un bambino, vuoto, ancora incapace di interpretare e organizzare le informazioni visive e i simboli, spugnoso, pronto ad assorbire inevitabilmente ciò che lo circonda, ed entusiasta! Questo spirito ha permeato la serata trasformando qualsiasi pretesto in motivo di gioia.
Presto mi accorsi di come la faccia di un altro, in ogni suo drappeggio risplendevano fasci luminosi di innumerevoli colori. gli altri due, eterei, al contrario degli atri, avevano spigolosità in numero ben maggiori rassomigliando più alle ben note curve tipiche del mondo che mi ero lasciato alle spalle.
Senza rendermene conto sentii le mie viscere trasformarsi dapprima in terra poi in roccia ed in fine in metallo, ricco di fortezza vibrava e cresceva lo spirito della terra. In un istante l’attimo divento eterno e raccolse la prospettiva di un mondo che si vede cambiare nelle ere geologiche.
Svegliandomi dall’eternità l’etichetta di una birra catturo la mia attenzione. I contorni bagnati di luce si muovevano in profondità, avanti ed indietro svanendo e ricomparendo nello sfondo, verde e trasparente. vedendo dei numerini piccoli, nel collo della bottiglia, ingrandirsi e richiamare la mia attenzione presi coscienza di come quel che effettivamente vediamo non è altro che la nostra percezione del mondo. avevo spazzato in un istante il filtro della mente che permetteva di mantenere stabile la percezione; slegando la grandezza ed il colore dagli schemi della geometria e immergendoli nella logica dell’attrazione. Non mi illudo di aver avuto una percezione più funzionale in assoluto, ma di essermi accorto di come la verità stia oltre la possibilità dei sensi che imbrigliano con lo spirito della conservazione, la percezione, all’efficenza.
La libertà estatica della percezione dei sensi porto con se il movimento. Il metallo di cui ero fatto prese a bollire e a trasformarsi in fuoco. Senza possibilità di controllarmi, sentivo l’energia crescere, e mi vedevo espandere, trasmettere la mia vibrazione. I bassi ravvicinati stavano chiamando l’animale che alberga nel nostro cuore. Senza possibilità e volontà di comunicazione verbale il corpo prese vita e si espresse in movimenti delicati, ritmici e acrobatici, in salti e danza.
La notte piombò finalmente anche su di me, regalandomi il desiderio del riposo, della piccola morte. Accucciandomi in un angolo del letto, nel buio; strisce di luce respirando e vibrando mi circondarono. Presto mi accompagnarono al sonno.
L’abbraccio più sincero,
Blisak