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Nomi comuni | DMT, N,N-DMT, Spezia, Demetra, Dimitri |
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Nome IUPAC | 2-(1H-indol-3-il)-N,N-dimetiletanammina |
Origine | Solitamente estratta da animali e piante, in particolare Psychotria viridis, Virola spp. e da Mimosa hostilis e Acacia confusa. |
Via orale fumato / ingerito | |
Dosaggio | |
Soglia | |
Leggero | |
Medio | |
Forte | |
Molto forte | |
Durata | |
Totale | |
Salita | |
Picco | |
Postumi | |
Effetti | |
Psichedelica deliriogena |
La dimetiltriptammina (o, meno correttamente, dimetiltriptamina, DMT) è una triptammina psichedelica endogena, presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske.
Cristalli di DMT
La DMT è presente in alcune varietà di mimosa, acacia, virola, desmodium, graminacee della specie phalaris, anadenanthera e molte altre piante. L'estrazione è possibile con alcuni solventi quali alcool, gasolio, esano oppure per distillazione. Nel bacino amazzonico alcuni popoli tribali hanno una tradizione di uso di piante contenenti DMT (utilizzando la linfa degli alberi virola, parente della noce moscata, o i semi macinati e tostati di Anadenanthera peregrina, un enorme albero della famiglia delle Leguminose).
Strutturalmente la DMT è analoga al neurotrasmettitore serotonina, all'ormone melatonina e ad altre triptammine psicoattive come psilocibina, psilocina e bufotenina, avendo rispettivamente formula chimica O-fosforil-4-idrossi-N,N dimetiltriptammina, 4-idrossi-N,N-dimetiltriptammina e 5-idrossi-N,N-dimetiltriptammina ed ha un effetto quasi del tutto simile a queste, anche se differente per intensità.
Secondo Rick Strassman, medico specializzato in psichiatria che condusse numerose ricerche sulla DMT, la ghiandola pineale situata nel encefalo è in grado di produrre più o meno blande quantità di DMT, specialmente intorno alle ore 3, 4 del mattino, durante la fase REM dei sogni.
L'uso di piante contenenti dimetiltriptammina, specialmente fra i popoli indigeni del Brasile ed alcune tribù del sud America, è una pratica antichissima, spesso riservata agli sciamani che la utilizzavano nei rituali per entrare in contatto con gli “spiriti” o in pratiche di medicina. La prima testimonianza registrata dell'uso di un preparato a base di DMT si ha da un frate impiegato nella seconda spedizione di Colombo nelle Americhe. Nel 1496, sull'isola di Hispaniola, osservò gli indiani Taino inalare una potente polvere enteogena chiamata 'kohhobba', “così forte che chi la assumeva perdeva coscienza”.
Dal 1931 era nota come un prodotto di laboratorio dopo che venne sintetizzata per la prima volta dal chimico canadese Richard Manske. La sua scoperta come prodotto naturale è da attribuirsi al chimico e microbiologo brasiliano Oswaldo Gonçalves de Lima (1908-1989) che, nel 1946, la isolò dalla corteccia della radice di Mimosa tenuiflora. Dal 1955 la DMT è stata trovata in almeno 50 specie di piante appartenenti a 10 famiglie, e in almeno 4 specie di animali, tra cui una gorgonia, e 3 specie di mammiferi[5]. Nel 1957, oltre un quarto di secolo dopo la sua sintesi iniziale, il farmacologo Stephen Szara ha stabilito che la DMT causa effetti enteogeni in soggetti umani quando iniettato per via intramuscolare.
Di recente sono stati pubblicati gli studi di Strassman nel libro edito in Italia col titolo “DMT - La molecola dello spirito”.
Facendo parte del metabolismo del 5-HTP la DMT si trova spesso legata a:
- recettori serotoninergici (agisce come agonista parziale sui recettori, in particolare su 5-HT2A e 5-HT2C),
- recettori adrenergici
- recettori sigma-1. In particolare, la DMT è l'unico ligando agonista endogeno noto del recettore sigma-1, una delle quali funzioni è la modulazione del rilascio di Ca2+ e di inibire l'attività dei canali K+.
- recettori della dopammina (D1)
Gli effetti psichedelici della DMT si possono probabilmente attribuire in gran parte alla attivazione del recettore serotoinergico 5-HT2A, anche se non si può escludere che altri recettori come 5-HT2C, sigma-1, ed altri, possano giocare un ruolo importante.
Sono stati fatti degli esperimenti e degli studi sulla DMT da parte di un importante esponente della rivoluzione psichedelica: Terence McKenna. In molte interviste da lui rilasciate o in conferenze parla di un viaggio breve di 20-30 minuti che porta la mente in una dimensione di trascendenza quasi totale e sembra che esseri provenienti da altri mondi facciano comparsa nella nostra realtà parlando e interagendo con noi. Mc Kenna parla di un suo viaggio ricorrente in cui delle palle da basket ingioiellate si autodribblano parlando in greco demotico.
Pochissimi secondi dopo l'assunzione dei vapori si riscontrano i primi effetti: allucinazioni visive vivide, maggiore nitidezza e brillantezza dei colori, alterazione di ciò che vediamo ed in generale di tutte le percezioni, presenza di un ronzio/fischio ad alte frequenze, ricorrente in tutte le esperienze. Dopo questo primo stato di “semi-coscienza” si passa ad uno stato nel quale il corpo “dorme”, caratterizzato dalla percezione / visione di figure geometriche perfette come un caleidoscopio nel quale si muovono dei frattali coloratissimi e fluorescenti. Questa fase potrebbe essere descritta da alcuni come «l'esperienza di divenire uno “spazio obiettivo” di almeno tre dimensioni nel quale oggetti non terrestri ed entità possono verificarsi ed interagire con noi. Esperienza in apparenza estremamente energetica, rapida e confusa le prime volte». Nel giro di una decina di minuti le allucinazioni perdono vividezza, si ripassa alla fase di “semi-coscienza” per poi tornare nel giro di altri 10-20 minuti alla normalità.
Mc Kenna descrive alcune sue esperienze in questo modo:
Un livello sonoro che diviene più denso e si materializza in piccole creature simili a gnomi fatti di un materiale simile all'ossidiana, emesso dal corpo, dalla bocca e dagli organi sessuali, per tutta la durata del suono. È effervescente, fosforescente e indescrivibile. Le metafore linguistiche diventano inutili, perché questa materia è al di là del linguaggio, non un linguaggio fatto di parole, un linguaggio che diviene le cose che descrive.
Terence McKenna sostiene inoltre che non sia una molecola pericolosa per la salute, a meno che uno non muoia dallo stupore. Effettivamente, non ci sono ad oggi prove di danni fisici causati da questa sostanza, ma è possibile che un utilizzo continuato possa indurre psicosi e altre disfunzioni difficilmente prevedibili data la sua bassa diffusione.
Inoltre on-line è presente moltissimo materiale realtivo a report di sperimentatori. Anche nella letteratura classica troverete moltissimi testi sull'argomento.
Fumato:
Il dosaggio medio per una persona di 60/70 kg, è di circa 0.05 / 0.08 grammi. Una volta estratta, generalmente viene assunto in tre modi:
- Fumando i cristalli tramite una pipa di vetro, bong o chiloom in un'unica boccata.
- Trasferendo tramite un solvente i cristalli estratti all'interno di un piccolo quantitativo di tabacco o qualsiasi altra erba fumabile da assumere tramite pipa di vetro, bong o chiloom in un'unica boccata. Vedi Changa.
- Mischiando i cristalli al tabacco, rollando una comune sigaretta.
Ingerito:
Analisi sull'ayahuasca hanno stabilito che il dosaggio medio del MAO inibitore armina è di circa 0.1/0.12 grammi associato a 0.03/0.05 grammi di DMT. Altri esperimenti evincevano l'attività del composto con 0.1 grammi di Armalina idrocloridrico associati a 0.1 grammi di DMT.
Biosintesi:
La dimetiltriptammina è un indolo-alcaloide proveniente dal percorso shikimico. È un derivato del triptofano con due gruppi metili aggiunti all'atomo ammina di azoto (N). La sua biosintesi è relativamente semplice, illustrata nello schema accanto. L'amminoacido triptofano nelle piante è un prodotto endogeno, mentre negli animali proviene dalla dieta e si trova abbondante nel cioccolato, nell'avena, nelle banane, nei datteri, nelle arachidi, nel latte e nei latticini.
La sintesi comincia con la decarbossilazione del triptofano da parte di un enzima amminoacido-aromatico-decarbossilasi (AADC) (fase 1). Il conseguente triptofano decarbossilato è triptammina; questa subisce metilazione dall'enzima indoletilammina-N-metiltransferasi (INMT) che catalizza il trasferimento di un gruppo metilico dal cofattore S-adenosil metionina(SAM), tramite addizione nucleofila, alla triptammina. (fase 2). Questa reazione trasforma SAM in S-adenosilomocisteina (ESA), generando il prodotto intermedio N-metiltriptammina (NMT). NMT è a sua volta rimetilata tramite il medesimo procedimento (fase 3) formando il prodotto finale N,N-dimetiltriptammina.
Endogena:
Nel 1961, Julius Axelrod trovò nel polmone di coniglio un enzima N-metiltransferasi in grado di mediare la biotrasformazione della triptammina in DMT. Da allora numerosi studi sono partiti alla ricerca di sottoprodotti della DMT endogena nei fluidi corporei e tessuti in esseri umani e altri mammiferi. Successive ricerche (l'ultima nel 2005) da parte di numerosi studiosi hanno permesso di rilevare tracce di NMT, bufotenina e di DMT nelle urine, nel sangue, in alcuni tessuti e nelle feci. Negli esseri umani un gene che codifica l'enzima INMT è stato mappato sul cromosoma 7 in posizione 15.2bp-15.3bp. Tracce di DMT sono state rinvenute in: plasma sanguigno (1.000 e 10.600 ng / L), sangue (50-790 ng / L), feci (50 ng / kg), urine (100 ng / L), rene (15 ng / kg), rachicentesi (2.330-7.210 ng / L).
La DMT è illegale in Italia, presente all'interno della Tabella ministeriale I.
E' illegale il possesso della molecola, ma non della pianta che la contiene.
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