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Esperienza LSD, K e erba.
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Autore | Ibis |
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Sostanza assunta | LSD |
Via di somministrazione | |
Quantità | |
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Mi trovavo con amici e loro conoscenti nelle ex cave, ossia un'area abbandonata dietro uno dei parchi/monti più famosi di Cagliari, Monte Urpinu. Il luogo era adatto all'esperienza, in quanto era difficilmente accessibile al passaggio di persone, specialmente nelle ore notturne. Non era un'area sporca, ed era adatta per il piazzamento di tende (ne abbiamo messe quattro, e in tutto eravamo mi pare in 9). Nonostante non avessi confidenza con la maggior parte dei presenti, non ero preoccupato, e una volta sistemato a nostro piacimento lo spazio, ho preso 100 microgrammi di LSD. Le mie esperienze precedenti con questa sostanza sono state prevalentemente microdosaggi, più un'esperienza - la più forte per il momento - di 150. Il tempo passava, il buio calava. La nostra fonte di luce era un fuoco acceso, cui ci siamo messi attorno tutti quanti, iniziando a fumare erba. Adesso preciso che non so i quantitativi di erba fumati lungo la nottata, né il quantitativo di ketamina che ho assunto per via nasale (credo 4 o 6 strisce, contenute nella quantità). Avevo già avuto esperienze con la k, e ho apprezzato molto i suoi effetti. Si tratta di una sostanza che voglio tenere limitata, perché so di gradire gli effetti, ma non gradirei quelli irreparabili a lungo termine; in oltre, come con l'erba, ormai noto che alterazioni implica al mio umore e al mio contatto col mondo nei giorni successivi l'uso.
Esperienza
Credo di ace vissuto una dissociazione fortissima, in cui io ero contemplatore della vita che si muoveva attorno. Ultimamente l'erba mi conduce in questo stato, che ha sia potenziali “negativi ” che “positivi” (secondo la mia percezione). Non mi ha fatto piacere percepire quella forma di distacco, per quanto gradualmente, attraverso un impercettibile intensificazione, mi ha portato a due stati degni di nota:
1) stato di realizzazione che da quel giorno ancora mi colpisce
Solitamente classifico tre tipi di stati, come somme categorie che spesso coincidono, ma hanno qualità distinte : lo stato spirituale, lo stato psicotico, lo stato nichilista.
Lo sarò spirituale mi permette di cogliere gli aspetti del sé da integrare, oltre che una percezione profonda della natura (di cui facciamo tutti parte). Sono esperienze profondamente importanti. Tutto è magia.
Lo stato psicotico non mi permette di tenere legati i pensieri, che corrono follemente e colpiscono il mio stato d'umore. Credo si tratti dei “bad trip” , e una volta terminato il viaggio mi rendo conto del delirio che ha avuto luogo nella mia mente. Parlo di psicosi riferendomi alla sensazione tremenda in cui il mio io è spiazzato di fronte a brutte possibilità, ossia trasformazioni in tormenti di mie paure, ossessioni, ansie. Tutto è pazzia.
L'ultimo stato corrisponde allo stato numero 1) di cui vi sto parlando. Come ho detto ho iniziato a viverlo da quella serata, ed è uno stato di nichilismo in cui, oltre all'assenza di senso presente nella vita -che comunque cambia costantemente- ho una visione dall'esterno di tutto quanto stia accadendo. Di colpo, senza nemmeno si trattasse di un mio pensiero giunto all'apice, ma proprio come pensiero nato “dal nulla” nella mente, ho realizzato come fossimo tutti quanti soltanto animali, civilizzati, in una specifica area del mondo, sotto specifici condizionamenti sociali, dunque in una specifica società in un dato momento storico. Tutto era più chiaro. Persino la socializzazione, in rapporto alla quale solitamente ho ansia, la vedevo chiaramente come persone che hanno deciso di utilizzare il proprio tempo, lento e fugace, con determinate persone per la volontà di scambiate con loro pareri, interessi, emozioni; la realizzazione più fulminante, era la questione dell'attesa, ovvero: siamo qui sulla terra, a decidere come vivere il nostro tempo, attendendo la morte. Tutto è nichilismo.
Si vedano come stadi dell'oscillazione di un simbolico pendolo.
2) la seconda esperienza degna di nota la ho vissuta quando mi sono sentito troppo stanco di condividere lo spazio con gli altri, già fuggiti anche essi nel proprio mondo.
Sono entrato nella tenda, dove una luce rifletteva verso l'esterno creando una bella atmosfera divisa tra luce e ombra. Mentre mi sdraiavo, il mio flusso di coscienza è diventato una voce narrante della mia vita, esterna, femminile, letteralmente fuori campo, che diceva : “ma alla fine, *il mio nome* chi è?” Più una serie di interrogativi esistenziali. Mi sono sdraiato, e ho sentito la percezione di dissoluzione, alla quale non mi sono lasciato andare. Io ero tutto, non ero nulla. Ero contemportanmente le cellule che mi componevano, che mandavano alla coscienza vibrazioni tramite il complesso dei miei organi, del corpo. Ero natura che si compone e disfa. D'un tratto, ho vissuto un esperienza che al momento e anche adesso ho riconosciuto come a un passo dalla morte. Io, e tutto il mondo, la sola esperienza della mia vita, raffigurata dalla scena onirica di una spiaggia lontana in cui perdermi, e morire, una luce lontana come la fine del tunnel, con “somewhere over the rainbow” che decorata musicalmente il tutto con una sensazione di: alla fine ho vissuto la mia vita, adesso volo verso un'altra parte. Ma non è successo. Credo fosse una near death experience. Successivamente ho creduto di essere un uomo adulto sdraiato su un lettino ospedaliero, cui venivano fatte domande e eseguite scosse elettriche al cervello. Una voce insisteva affinché mi svegliassi/dissolvessi in un ego death. Non è accaduto. L'ultima fase alluinatoria potrebbe esser stato un insieme di percezioni immaginato e spinto in una narrazione simile, in parte forse come placebo di altre narrazioni di n.d.e.
Pareri?