Unione spirituale con la montagna - 25C-NBOMe

Autore MENE
Sostanza assunta 25C-NBOMe
Via di somministrazione Orale, sotto la lingua
Quantità Quantità ug ignota.
Data: Sabato 11/07/2015 e domenica 12/07/2015
Setting Sulle creste delle montagne a 2000 m.
Partecipanti Io, Iv, P, Ar, C, R
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Finalmente dopo mesi di attesa (per me anni) arriva il fatidico giorno in cui partiamo per una spedizione di 2 giorni sulle creste delle montagne.
Sono le 14.00 di sabato.
Passo a prendere Iv e Ar e ci dirigiamo a casa di P dove lo troviamo con suo padre e R a suonare la korg in garage, così mentre aspettiamo C fumiamo una canna e beviamo una birra.
Arriva C e ci dirigiamo al lago li vicino da cui partiva il sentiero.
Iniziamo il sentiero. Molta salita. Ore di salita. Incontriamo una rana lungo il sentiero a cui facciamo una foto. Strano vedere una rana in alta quota così lontano dall'acqua. Dopo un po troviamo un tavolino e facciamo una pausa. C tira fuori uno scacciapensieri e un tin-wistle e iniziamo a suonare un po. Io prendo l'armonica e gli vado dietro. Fumiamo una canna, beviamo un sorso di grappa alla ruta, mangiamo un po di frutta secca e ripartiamo.
Per strada incontriamo un settantenne che inizia a criticare la nostra generazione dandoci degli scansafatiche, poi dice di essere stato un ufficiale dei bersaglieri e inizia a parlare di politica. Cerchiamo di sviare il discorso e ci congediamo.
Arriviamo in un tratto esposto col sentiero franato e io soffrivo di vertigini. Per fortuna c'era il cavo d'acciaio per tenersi e riesco a oltrepassarlo.
Tra canti e risate arriviamo alla prima malga a 800 m di altitudine dove non c'era anima viva. Siamo totalmente zuppi di sudore.
Mangiamo un panino, fumiamo una canna e facciamo una foto di gruppo.
Il bivacco con dentro i letti e il caminetto era aperto e accogliente, così discutiamo se fermarci a dormire la o proseguire fino al prossimo rifugio. In fine decidiamo di proseguire poichè il giorno dopo ci aspettava una lunga camminata e un ora di salita in più avrebbe potuto fare la differenza.
Risaliamo la costa di prato della montagna e sbuchiamo dalla cima da dove si vedeva il rifugio distante ancora 1 km scendendo dall'altro lato. Iniziamo a scendere.
Arrivati al rifugio iniziava a fare buio e fuori troviamo un gruppo di altri escursionisti palesemente ubriachi che si mettono a fare battutine domandandoci se avevamo da fumare. Noi stimo al gioco senza arrabbiarci scherzando a nostra volta poi entriamo e riceviamo una notizia inaspettata. Il proprietario del rifugio ci dice che sono totalmente pieni, anche nel bivacco invernale e ci invita a tornare indietro. Ci saremmo dovuti fare un altra ora al buio a discendere la parete e un altra ora il giorno dopo a risalirla, così ci ritroviamo fuori a discutere tra noi. P e Ar alla fine riescono a patteggiare col proprietario dicendogli che ci accontentavamo anche di dormire per terra e senza materassi, così io vado con lui verso le camere del bivacco e attacchiamo 2 brande su cui avremmo dormito in 4 di traverso più due materassi per terra per gli altri due. Era fatta. Ci mangiamo un buon piatto di tagliatelle al ragù dentro. Le mangia anche P pur essendo vegetariano, avevamo tutti troppa fame. Beviamo qualche birra e grappa e ci mettiamo fuori a fumare un paio di canne, suonare e canticchiare.
Parlando con il padrone ci racconta di una piazzola tra le rocce che si trova a metà del percorso dove nel medioevo ci andavano le streghe e i pagani a fare dei riti poichè ritenuto da sempre un luogo pieno di energia, essendo un enorme cerchio perfetto di prato al centro delle rocce. La cosa ci alletta ancora di più.
Alzo gli occhi.
Mai in vita mia avevo visto un cielo così stellato. Cose che si vedono solo nei film. Solo la quantità infinita di stelle riusciva ad illuminare l'intera valle e si vedeva perfino la striscia di stelle che formava la Via Lattea tagliando a metà il cielo.10390037843_ae0ea39459_b.jpg
Ci sdraiamo sui tavolini fuori dal rifugio a guardare il cielo e vediamo molte luci che ci sembrano ufo e stelle cadenti. Facevano una traiettoria a curva velocissimi e poi scomparivano.
Verso le 23.00 il padrone ci invita ad andare a dormire perchè condividavamo la camera con altri 2 e non era il caso arrivare a letto troppo tardi facendo baccano, così ci mettiamo dentro i nostri sacchi a pelo sulle brande e dormiamo.
Decidiamo di mettere la sveglia alle 4.30 per partire godendoci l'alba, ma quando suona (tra un russare e l'altro) ci accorgiamo che è ancora buio così la mettiamo alle 5.30 e facciamo colazione con del te scaldato sul fornelletto a gas, pane e sopressa, kraker e formaggio che offriamo anche agli altri escursionisti.
Le Dolomiti risplendono del loro classico colore rosa.
R e P fumano 3 canne. Io mi tengo lucido poichè ci aspettava il tratto più duro ed esposto nel vuoto in mattinata. R dice di non essere riuscito a dormire perchè non era nel suo letto. R è la prima volta che viene in alta montagna. Anche Iv. Io pure non avevo mai affrontato una sfida così ardua ma in montagna mi so muovere bene pur soffrendo di vertigini, ma R è davvero attrezzato male: Si è portato solo una bottiglia da un litro d'acqua e di vetro pure! Per i prossimi 10 km non avremmo trovato una goccia d'acqua, quindi era essenziale averne. In oltre aveva le scarpe da skate e non gli scarponi come tutti.
Beviamo un caffè tutti insieme al rifugio (Iv e C bevono anche una grappa alle 6 del mattino, pazzi) e ci incamminiamo verso il passo.
Arrivati al passo inizia ad essere complicato. Il sentiero non è più largo di 30/40 cm (in alcuni tratti anche 20 cm) con la parete di roccia da un lato e lo strapiombo sulla valle dall'altro. Arriviamo in un tratto dove bisogna tenersi alla parete e scavalcare un buco che da sul vuoto. Inizio a pensare di non farcela. Ho sottovalutato la gravità della traversata, ma mi faccio coraggio e vado avanti. Proseguiamo per poco più di un ora e arriviamo nel tratto più pericoloso ed esposto. Scalette intagliate nella pietra con strapiombi di centinaia di metri da entrambi i lati.altavia2bild117.jpg-for-web-large.jpg
R ha le vertigini. Io pure ma cerco di combatterle, mentre R si fa prendere dal panico e dice di non farcela. Da li tornare in dietro sarebbe stato solo peggio. Avevamo attraversato tratti parecchio rischiosi e sicuramente non era il caso di ripeterli da soli. Ar (l'unico ad aver già fatto quel giro) rassicura tutti dicendo che è l'ultimo pezzo impegnativo poi il sentiero migliora man mano (affermazione non del tutto corretta).
Riusciamo ad attraversare le scalette e il sentiero scompare lasciando posto a pareti di roccia inclinate su cui bisognava arrampicarsi. La roccia ha veramente un grip fantastico, sia sotto gli scarponi che sulle mani, e senza problemi riusciamo a raggiungere la piazzetta di sassi giganti sotto la cima, dove ci fermiamo a fare una pausa e qualche foto.
Ci sediamo scalzi in cima alla pietra più grossa di tutte, ci apriamo una birra e rolliamo un paio di canne. Sotto dei massi vediamo un topo. Un topo a 2100 m di quota? Ci sembrò stranissimo poichè in quella zona c'erano solo rocce. Neanche un filo d'erba.
Ci mettiamo a suonare l'armonica e lo scacciapensieri tanto che due escursionisti che passavano di la si fermarono ad ascoltarci.
R si isola un po da noi. Si allontana, si siede su un sasso e si fuma una canna da solo. Gli diciamo di venire da noi a fare le foto ma non vuole. Non capiamo il perchè.


Esperienza

Alle 10.30 Ar ci conferma che il peggio dei sentieri era passato quindi decidiamo che è ora di mangiarci il trip tutti assieme.
Prendiamo un coltellino e iniziamo a ritagliare in 4 quartini il trip di LSD che aveva P (gocce californiane che aveva preso in India, e ora noi le stavamo prendendo in Italia, pensate voi.. ) e io taglio a metà il mezzo blotter di 25-c Nbome che mi era rimasto. Io e Ar prendiamo il Nbome, P ne prende mezzo di LSD, Iv e C ne prendono un quartino. R non lo vuole, non li ha ancora mai provati e rifiuta. Ovviamente avrei preferito di gran lunga l'LSD…
Ci sistemiamo e decidiamo di partire. Ci aspettava un tratto in discesa ma, indovinate un po, discendendo una antica frana che costeggia la parete di roccia cosparsa di grotte.
La discesa era molto impervia tra i grossi sassi e la ghiaia scivolosa. Bastava un niente per scivolare e finire a fondo valle.
Rispunta un sentiero strettissimo che costeggia la parete con tanto di tratti col vuoto da tenersi alla roccia o ad un cavo d'acciaio.
Rimprovero Ar perchè aveva detto che il sentiero sarebbe migliorato, e il trip inizia pure a salirmi.
Su una curva troviamo una parete inclinata scavata dall'acqua ma al momento non ce n'era. R si accorge di aver già finito l'acqua e inizia ad agitarsi. Inizia ad accelerare il passo quasi correndo con la speranza di raggiungere al più presto l'altro rifugio. C lo insegue. Noi ci arrampichiamo sulla parete e troviamo una grande pozza piena di acqua cristallina. Ci sciacquiamo da testa a piedi poichè eravamo sudatissimi, e riempiamo le bottiglie d'acqua. Proviamo ad urlare a R e C di fermarsi che avevamo trovato acqua e che non ci sarebbero state altre occasioni più avanti ma C sicuro di se ci risponde con un sonoro <EH..(figuriamoci)> e continuano per la loro strada.
Ripartiamo sperando che gli altri due ci stessero aspettando più avanti ma non li vediamo più.
Guardo in tasca e non trovo più l'erba. Mi convinco di averla dimenticata a casa di P prima di partire.
P raccoglie un sasso della grandezza di un coniglio e decide di portarselo appoggiato sulla spalla fino alla famosa piazza tra le rocce, ancora parecchio distante.
Scaliamo qualche sasso tra gli alberi poi il sentiero inizia ad allargarsi e farsi più pianeggiante così decidiamo di fermarci a fare una pausa.
Il trip sta salendo bene a tutti. Ci accorgiamo che in fondo alla valle in lontananza c'è C seduto su un sasso che ci aspetta ma non siamo sicuri che sia lui, poi lo sentiamo urlarci qualcosa e capiamo che è lui.
Rolliamo una canna e la accendiamo scrutando il panorama di prati collinari che si era aperto sotto i nostri occhi.
Mentre siamo in silenzio a contemplare la meravigliosità delle valli sentiamo dire dietro di noi: <Aaah, si fumano canne qua èh?> Ci giriamo e vediamo un ragazzo sulla trentina con i baffetti e a primo impatto aveva tutta l'aria dello sbirro e pensai:<Anche quassù, non è possibile!>, poi Ar e P lo salutarono e guardandolo meglio lo riconobbi anche io. Era un amico di P e Ar (si chiama PR) ed era una delle persone che 2 sabati prima ci aveva scoperto a scavalcare ad una mostra dell'artigianato mentre io e Ar avevamo preso l'altra metà di questo trip. Che incredibile coincidenza! Quante probabilità c'erano di rivedere la stessa persona nello stesso momento che mi stava salendo un quartino del medesimo blotter sulla cima delle montagne lontano da casa? Quante probabilità c'erano di incontrarlo proprio in quel tratto, in quel momento della giornata? Io ragazzi non credo al caso e secondo me tutto accade per un motivo ma quando succedono queste cose resto sempre esterefatto. Ma le accetto.
Si siede con noi e rolla un cannone a sua volta offrendoci anche dei quadrati di marmellata densissima fatta in casa. Iper energetici. Faceva il nostro stesso percorso così decide di unirsi a noi. Di conseguenza gli diciamo come sta la situazione e cosa abbiamo assunto poichè non avremmo potuto esprimerci al meglio fingendo di nulla e avremmo rovinato l'esperienza. Lui sembra indifferente sulla cosa. Riusciremo comunque a instaurare discorsi normali anche con lui.
Sta arrivando il momento di picco. Io vedo una pietra della grandezza di un tavolino. Sopra era piatta così mi metto sopra nella posizione del semiloto e medito per un po. Magnifiche sensazioni. Sono in un luogo purissimo ed incontaminato, con i miei migliori amici, in un luogo che volevo visitare da anni e tutti in acido.
Frattali triangolari a forma di foglie di felce si intrecciano in tutto il campo visivo. Il monte che ho davanti gli occhi inizia a diventare un mega frattale. Si riempie di fori simmetrici, inizia a ruotare su se stesso finchè sopraggiungono i frattali che si intrecciano e lo scompongono davanti ai miei occhi.
Mi alzo, prendo la bandiera etiope che avevo attorno allo zaino e facendola sventolare in aria dal vento raggiungo P che nel frattempo si era sdraiato sul prato ad occhi chiusi a godersi lo spettacolo a sua volta. Mi sdraio accanto a lui che inizia a raccontarmi quello che vedeva: Paesaggi, montagne simmetriche, un triangolo con all'interno un occhio al centro di un mandala floreale che ruota. Io ad occhi chiusi cercando di immaginare i suoi visual noto che non ne comparivano più a me. Se smettevo di ascoltarlo ricomparivano.
Mi alzo e arrivano anche Iv e Ar mentre io torno sul sentiero dove PRè rimasto da solo e iniziamo a chiacchierare su dove abitavo.
Ar fa qualche video alla situazione poi decidiamo di proseguire. Nel frattempo C non si vedeva più infondo al sentiero. Era ripartito. Iv vuole aprire la bottiglia di vino ma decidiamo di tenerla per quando troviamo gli altri.
Continuiamo a camminare per un ora abbondante in salita tra i sassi e i paesaggi da Heidy. In effetti mi sentivo Heidy nel paese delle meraviglie. I prati verdissimi e incontaminati erano cosparsi di fiori di ogni colore nel pieno della fioritura. Ogni 2 km si entrava in una valle sempre più maestosa e colorata e fermarsi a scrutare la meraviglia del luogo dava le lacrime a tutti. Ad Ar passa davanti i piedi una vipera. Sibila e si ferma a guardarlo per due secondi, poi si infila in un buco tra le rocce. Ar dice di averle letto nell'anima con quello sguardo che si erano scambiati.
Continuiamo ad attraversare tratti parecchio esposti ma non ho più paura. Avevo sconfitto il terrore dell'altezza. Non avevo più vertigini di nessun tipo, anzi, andavo molto sicuro e rilassato, cosa che non avrei mai creduto possibile in trip.
Stiamo per raggiungere il punto più alto. La cresta di prato da cui si vede un panorama mozzafiato a 360° Era il punto che da anni volevo raggiungere, che da anni sognavo di vedere con i miei occhi. Arriviamo in cima e veniamo travolti da un fortissimo vento e un immenso panorama. Da un lato si poteva scorgere Venezia e il mare all'orizzonte.
Mi viene da vomitare. Non posso rovinare un momento così bello vomitando. Avrei fatto prendere male anche gli altri. Provo a trattenermi ma non ci riesco. Faccio appena in tempo a dirlo che mi piego sulle ginocchia e inizio a vomitare. Non è qualcosa che ho mangiato. Non è un colpo di freddo ne un virus intestinale ne il cambio di pressione a quella quota (o forse si). Sentivo che era qualcosa che era dentro da molto più tempo. Era un peso di cui dovevo liberarmi. Una pagina della mia vita che viene voltata. Il passato lasciato alle spalle e il nuovo me che rinasceva più puro che mai nel luogo dei miei sogni. Avevo raggiunto uno dei miei sogni in quel preciso momento. Volevo piangere di gioia ma non ci riuscivo, l'emozione era troppa. P mi incoraggia dicendo: <Butta fuori tutto! Spurgati>.
Una volta finito dico agli altri che sto meglio e ripartiamo.
Discendiamo lungo la costa di prato fino ad un sentiero che costeggiava la parete dal lato Trentino. Siamo ad un passo dal vuoto a 2230 metri di quota. Ad Ar vengono le vertigini. Si gira verso di me e si aggrappa alla parete. Gli tremano le gambe. Dice che non gli era mai successo in vita sua. Dice che si sente risucchiare nel vuoto ed inizia ad avere paura. Io ero tranquillo ma la sua agitazione entra in contatto con la mia empatia di quel momento e inizio ad avere le vertigini anche io. Dopo 20 metri di puro terrore riusciamo a sbucare di nuovo sul prato, raggiungendo così la famosa piazza.
All'inizio non riusciamo a riconoscerla, poi PRci dice che ci siamo dentro. Noi ci guardiamo attorno e capiamo di essere su un prato al centro di un cerchio perfetto di pietre gigantesche. Sembrava fosse caduto un meteorite e avesse allargato tutte quelle pietre, o che fosse successo qualcosa di magnetico millenni prima.
Ci fermiamo giusto al centro e iniziamo a tirare fuori tutto quello che abbiamo da mangiare condividendolo tutti assieme, poi PRe Iv rollano una canna. Che meraviglia mangiare le mele. Che meraviglia mangiare i pomodori. Che meraviglia mangiare i cetrioli. Il panino con la porchetta non riesco a mangiarlo. Ne faccio un morso ma fatica ad andare giù. Vorrei essere vegetariano ma finchè vivo con i miei mi risulta impossibile, anche se carne comunque ne mangio raramente.
Finita la canna ci rendiamo conto che qualcosa di magico e antico dimora ancora in quelle zone. Era una sensazione che avevamo tutti. Iv vuole ancora aprire la bottiglia di vino ma insistiamo di tenerla per quando troviamo gli altri.
Da dove eravamo si scrutava un altopiano di prato antico pieno di collinette, e enormi buchi e grotte nel terreno con caprioli che saltavano da tutte la parti. La conformazione del paesaggio ricordava troppo le rovine di un'antica città millenaria. Si riusciva perfino a intravedere quelle che avrebbero potuto essere le mura, le strade e la piazza dove convergeva tutto e da cui partivano migliaia di fiori viola e gialli che si vedevano solo li. P dice che è li al centro che vuole appoggiare il suo sasso ma PR(che conosce bene quelle zone) gli dice che è una riserva naturale protetta dove non si potrebbe accedere nemmeno a piedi e avrebbe perso almeno un ora in più prendendo quella deviazione, ma P vuole a tutti i costi andarci. Dice: <Sento che è li al centro che devo appoggiare il sasso e forse è perchè io in quel posto ci devo andare per qualche motivo>. Alla fine P si rassegna. Partiamo lungo il sentiero che passava sopra questa valle/altopiano preistorico incantata e P lascia il suo sasso su una collinetta, con la promessa di tornare a prenderlo e appoggiarlo dove avrebbe voluto lui. Infatti ci siamo studiati il percorso e a breve ci torneremo da un sentiero anche più vicino a casa che porta subito li, per poi fermarci a dormire in tenda.
Inoltrati nell'altopiano ci ritroviamo in un paradiso sempre più rigoglioso di colori e di vita. Finalmente avevamo superato le insidiose creste rocciose per lasciare spazio agli infiniti prati immacolati senza la presenza di un albero, colmi di fiori che danzavano e sbocciavano ripetutamente per noi con solo il sentiero di pietre bienchissime e smussate che attraversava come una collana l'intera montagna.
Camminare ormai sembra una cosa normale. Siamo totalmente ustionati dal sole pur avendo messo la crema ma proseguiamo instancabili e pieni di gioia e amore.
Vediamo la fine del sentiero dall'altra parte della valle ma di R e C non vi è alcuna traccia e ovviamente i cellulari non prendono.
Attorno a noi ronzano migliaia di insetti. Api, calabroni, farfalle, moscerini, e nessuno si avvicina a noi, si limitano ad osservarci girandoci attorno. La frequenza di tutti quei ronzii crea una nota costante di sottofondo molto simile alla vibrazione Om. Io e P ce ne rendiamo conto e andiamo in estasi. Si potevano vedere le onde del vento scivolare delicate sul prato. Eravamo parte di una danza estatica con tutto ciò che ci circondava.
Mi sdraio e abbraccio la montagna. Per un momento mi sembra di essermi unito a lei, di averla compresa, di averla vissuta, di essere io la montagna e tutti gli animali che ci vivono, del perchè molti montanari e malgari si comportano in certi modi e di quanto insegni a vivere un ambiente del genere.
Io, Iv e P restiamo indietro ma pian piano raggiungiamo Ar che ci aspettava alla fine della vallata riprendendo tutto con la fotocamera.
Mentre percorriamo il pezzo finale notiamo sulla parete da lontano un enorme cerchio perfetto totalmente più chiaro rispetto la roccia circostante, per di più era al centro di quella che poteva sembrare un antica piazza per rituali.
Scrutiamo l'intera vallata vedendo ricostruite nella nostra mente le strade, le abitazioni e i templi che dominavano la zona. In effetti da una parete spuntavano in sequenza un sacco di sporgenze giganti simili a ruote o mura di un tempio buddista. Non crediamo ai nostri occhi. Li c'è stato sicuramente qualcosa millenni fa.
Finalmente raggiungiamo Ar sulla cima del sentiero e vediamo anche l'altro altopiano che ci attendeva da percorrere.
Qui signore e signori ci siamo tutti autoconvinti di trovarci nella Contea del signore degli anelli, immaginandoci pure degli hobbit che uscivano dai buchi del terreno con delle birre fresche per noi. Qui c'erano delle mucche al pascolo e una malga al centro della vallata, i primi segni di civiltà.
Decidiamo di fermarci a fumare l'ultima canna sotto l'unica zona al'ombra. Sembrava il trip stesse passando, ma finita la canna le visual e le sensazioni sono ripartite. Iv vuole nuovamente aprire la bottiglia di vino ma insistiamo di tenerla per quando troviamo gli altri.
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(Forse dalla foto non rende l'idea ma noi aravamo molto più piccoli dei sassi in quel posto)
Attraversiamo i prati immensi poi su dello sterco secco di vacca vediamo quelli che hanno tutta l'aria di essere psilocybe semilanceata. Ce ne sono a centinaia. Sono un po secchi ma ci sentiamo le persone più fortunate del mondo. Quante probabilità ci sono di trovare psilocybe per caso a inizio stagione mentre si è in trip? Alla fine guardando meglio ci accorgiamo che non sono semilanceata ma bensì la qualità che gli somiglia ma contiene principio attivo blando o totalmente assente, quindi le lasciamo li. In fine mi torna in mente un “proverbio” che mi disse anni fa un mio amico trentenne psiconauta: <I fonghet te ha da zercarli onde che la vacca la magna, no onde che la chega> (I funghetti devi cercarli dove la vacca mangia, non dove caga).
Attraversiamo finalmente anche questa vallata e giungiamo finalmente al secondo rifugio alle 18.00 dopo 12 ore di cammino (il sentiero è segnato di 6-8 ore ma noi ovviamente ci siamo fermati spesso a fare pause e goderci il panorama).
Entrati nel rifugio ci aspettavamo di trovare R e C che ci aspettavano ma non fu così. Il barista ci disse che era passato solo C, si era fermato un ora ad aspettarci bevendo 3 birre medie poi era ripartito 10 minuti prima che arrivassimo noi.
Ci sciacquiamo, prendiamo una birra a testa e mangiamo qualcosa.
Momento di panico: dove era finito R se non era passato per il rifugio? R non risponde al cellulare, da segreteria. Per un momento pensiamo davvero che R sia morto, scivolato giù dai burroni che davano nel vuoto.
Telefoniamo a C che ci dice di essere già arrivato quasi al primo paesetto sotto il passo e che ci aspettava al primo bar. Lui aveva provato a inseguire R che però era scappato anche a lui poichè si era fermato ad aspettarci. Ci dice di stare attenti a che sentiero prendiamo a scendere perchè lui ne ha sbagliato uno e si è ritrovato in cima alle creste più rocciose ed esposte.
Dentro il rifugio c'è un clima gelido tra le persone. Noi siamo entrati tutti allegri e festaioli e subito ci veniva una gran presa male per quel gelido silenzio e gli occhi di quella gente che ci scrutavano. Infatti non era gente che aveva fatto la traversata come noi, ma bensì gente molto “fighetta” che era arrivata su dal breve sentiero di 1 oretta che porta al paesetto.
Iv vuole ancora aprire la bottiglia di vino e a questo punto decidiamo di aprirla e berla mentre scendiamo. Così ce la facciamo stappare dentro il rifugio sotto gli occhi accusatori dei clienti e ci prepariamo a scendere e raggiungere C che sicuramente avremmo trovato ubriaco (in effetti beve più di tutti).
La discesa è molto tranquilla. Alterniamo tratti di strada sterrata da cui arrivano su quelli del rifugio, a tratti di sentiero che tagliavano i vari tornanti.
Riprovo a telefonare a R. RISPONDE! R mi racconta che si era preso male perchè aveva finito l'acqua e voleva raggiungere il rifugio il prima possibile. Si era pure fermato a dormire sotto un albero e al suo risveglio era convinto che noi fossimo passati di la e non lo avevamo svegliato (ma si può?). Poi si è riaddormentato sotto il sole in mezzo al sentiero e lo hanno svegliato una coppia di passanti a cui chiese dell'acqua. E' passato per il rifugio ma non si è nemmeno fermato. Era già arrivato a casa da 1 ora e mezza.
Riusciamo ad arrivare giù proprio mentre si fa buio raggiungiamo l'albergo dove si era fermato C ui mancano le parole e lo abbracciamo . Lui ci racconta la sua versione dei fatti: Non ci ha aspettati perchè, avendo visto come si muoveva male R in montagna, voleva raggiungerlo per non lasciarlo solo ma poi è rimasto indietro pure lui (e ci credo, era in trip).
Comunque tutto è bene quel che finisce bene.
Ci beviamo un paio di birre medie a testa e ci rassegniamo a dover tornare a casa a piedi per altri 10 km poichè non avevamo passaggi, ma poi il papà di Iv viene a prenderci e ci fa salire in 6 sulla macchina.
Vengono lasciati tutti a casa eccetto io che avevo la macchina al lago, e C che aveva la vespa da P. Così ci facciamo lasciare da P dove cerco subito la mia erba ma non la trovo. Svuoto le tasche e… era stata sempre in tasca e non riuscivo a trovarla da quante cose avevo dentro.
Rolliamo una canna, beviamo una birra e chiacchieriamo col padre di P della nostra avventura.
In fine P mi accompagna al lago con C a prendere la macchina. Fumiamo un altra canna poi ogniuno a casa sua felice e beato.
In fine una veduta dall'alto delle ultime malghe che abbiamo attraversato.
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