Autore: Benway | |
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Sostanza assunta: DMT | |
Via di somministrazione: fumata ( metodo sandwich ) | |
Quantità: 50mg | |
Link al topic: https://psiconauti.net/forum/viewtopic.php?f=28&t=1675 |
Dosaggio: 50mg. DMT full spectrum.
Set in sala, sul divano. Una candela lontana ( poca luce ).
Decido di usare una colonna sonora meno impegnativa e opto per “burning the blue skies black” [1999] degli Asianova.
Anche questa volta mi sento piacevolmente agitato. Ho l’impressione che mi stiano aspettando. Preparo tutto senza fretta e con precisione. Accendo. Faccio un tiro molto lungo e aspiro di colpo. Mentre trattengo, anche qualche colpo di tosse, riesco a sdraiarmi chiudendo gli occhi e a tirarmi addosso una coperta.
Attendo il rush iniziale, ma tutto sembra partire con tranquillità. Penso che forse mi sono abituato allo stupore iniziale. Grossi banchi frattalici mi galleggiano davanti ed iniziano senza fretta ad organizzarsi. Non li ho mai visti così lenti tanto che riesco a studiarne con cura le metamorfosi, ne seguo le linee e ne intuisco i complicati disegni. Tutto è molto bello e movimentato, ma penso che devo andare oltre. Il tutto reagisce divenendo un complicato e semi-geometrico universo in bianco e nero. Attira la mia attenzione una figura rotante che prende il predominio. Sembra un “multi-tao-rotante”. Il suo movimento modifica tutta la struttura di quello strano universo. Sembra attrarmi verso il centro e anche questa volta penso che è molto bello e di una raffinatezza senza pari, ma devo andare oltre. A questo mio pensiero tutto reagisce e sembra diventare un pò più “arrabiato” anche se non si percepisce questa emozione, ma più un senso di sfida.
Allora un secondo piano d’esistenza simile all’universo in bianco e nero lo attraversa e si sovrappone interagendo con l’universo precedente. I due universi si fondono ben rimanendo separati. In quello nuovo si formano figure di tipo tridimensionale simili ad un vecchio cartone animato degli anni ‘30/’40. Un grosso gatto molto “Felix the Cat” mi guarda con un’aria di sfida dandosi da fare a far agire i due universi come se fossero un meccanismo perfetto. Egli li attraversa entrambi. Lo comprendo e sento il cervello piegarsi come sotto l’effetto di una pressa molto lenta, ma inesorabile. Penso che mi sto avvicinando alla follia e trovo divertente, nonchè un pò stupido, questo pensiero.
Devo andare oltre, sussurro mentalmente all’indaffarato gatto multidimensionale e tutto cambia di nuovo. Scompare il bianco e nero e su uno sfondo marrone scuro compaiono i pirimi fili colorati che iniziano a “srotolarsi” a complicarsi, ma senza mai eccedere. Fatti di fili e fra i fili compaiono i mutevoli clown. Ne vedo uno sulla sinistra e poi uno sulla destra. Fanno entrambi la solita prodezza col naso, cioè riescono a muovere delle grosse linee rosse che gli circondano il naso come una spirale e capisco il loro gesto. Mi stanno salutando! Rimango stupito, mi stavano aspettando e sono contenti di vedermi. Ricambio il loro saluto con un sorriso e percepisco della luce uscire da me. Loro sono contenti e si agitano allora gli dico che devo andare oltre. In quel momento i clown si aprono e mi spingono verso l’alto. Per un attimo tutto diventa luce bianca e sento ancora la pressa celebrale. E’ come se il mio intero “Se” si stesse piegando vedendo di sbieco le cose ( è come cercare di vedere rimanendo dove si è, ma avendo la visuale contemporanea di un inclinazione di circa 45°). In realtà vederle “di sbieco” è l’unico modo per poterle vedere perchè la vista diretta viene impedita da qualcosa di enormemente forte e indefinibile.
Mi trovo come sul fondo di un crepaccio di grandezza cosmica da cui riesco ad intravvedere ciò che c’è sui bordi. Non percepisco più la musica, ma sento solo un frastuono incredibile, come mille oceani in burrasca uniti a migliaia di voci umane che intonano una nota fissa molto bassa simile ad un bordone. Qualcosa mi spinge verso il basso, ma resisto. Sento che non dovrei vedre ciò che sto per vedere e non dovrei accanirmi così per capire come vederlo. Il cervello si piega ancora come sotto una gigantesca mano d’aria. Resisto a questa enorme potenza e intravvedo ciò che sta sui bordi. Sono città/esseri di dimensioni cosmiche. Sono un inisieme di forme geometriche improbabili e lunghissimi tentacoli neri. Dalle forme geometriche s’aprono bocche irte di denti, occhi a volte simili a quelli umani e strani complessi geometrici. Sopra le creature vedo un cielo eterno di un blu veramente indefinibile ricco di sfumature tendenti allo smeraldo e al turchese.
Penso che anche questa specie di esseri, nella loro impensabile vastità, sia compresa in un qualcosa e ne rappresenta solo i bordi. Cerco di spingere la mia mente oltre, ma tutto vacilla, trema. Sento che sto osando troppo. La potenza è soverchiante. Tento di alzare i capo in modo da essere meglio allineato con la vista di sbieco e con uno sforzo incredibile mi concentro su uno dei bordi. Sento come se la sommità del mio capo ( la fontana ) sia appena oltre la linea del bordo del crepaccio. Percepisco la cima della mia testa enorme e vedo fra le varie strutture/esseri una gigantesca piramide con una bocca simile a quella umana. La cima è coronata da simboli viventi che sostengono una sorta di occhio/sensore. La creatura sembra vedermi. Qualcosa mi tira verso il basso, al centro buio del crepaccio cosmico. Mentre scendo velocemente vedo la creatura aprire la bocca e agitare un tentacolo nero lungo svariati anni luce. Mi dà l’impressione che cerchi di afferrarmi, ma è troppo tardi.
Mi trovo in una località simile ad una città, ma impossibile da descrivere. In parte anche qua le linee colorate compongono cose ed esseri, ma sono di una natura diversa, più stabile e “spessa”. Le strutture a linee si fondono con altri tipi di materia organizzata così da formare edifici, corridoi, sale, torri, etc. Tutto è molto luminoso, anzi direi radioso e composto in prevalenza da colori molto chiari. La struttura stessa del luogo fa venire il capogiro alla mente umana quando ne comprende la probabile natura. Il tutto sfida la mente logica ed egoica fino a portarla al disfacimento, la follia sembra essere sempre dietro l’angolo e a volte sento come se dovessi vomitare per tutto questo “troppo”. Però l’atmosfera è serena. Sono ben accetto e vago fra giardini e palazzi improbabili incontrando molti esseri differenti e amichevoli. Alcuni sembrano una corte della Francia del 1700 circa. Sono fatti di linee e indossano vestiti che richiamano quelli dell’epoca che ho appena citato. Sono molto gentili e ospitali. Mi guidano per il loro palazzo fino a che, di fronte ad un distinto signore che mi saluta con un mezzo inchino molto nobile, vengo affidato ad un’altra guida molto più frenetica.
Questa guida non riesce ad avere una forma fissa e mi strappa dal palazzo per portarmi fra le vie ed i vicoli della città. Mi fa muovere veloce fra canali, vie, ponti, fontanili, strani e deliranti mercati continuando a ripetermi: bene, ora sei qua e devi vedere tutto e devi capire più cose possibili a costo di farti sciogliere il cervello! Vieni! Gaurda! Vieni! Guarda! Hai capito? E’ troppo, no! Ce nè ancora!
Non riesco ad interagire con altri esseri oltre la mia guida e più passa il tempo e più si fa frenetica. La mente fatica ad assimilare tutti i concetti, sono troppi, rapidi e incredibili, ma non c’è tempo. Bisogna contiunare finchè sono lì. Mi porta ai confini di quello che sembra un enorme tunnel spazio-dimensionale. Sembra un buco nero di dimensioni non descrivibili posizionato in un punto della città. Attorno e sullo sfondo ci sono edifici ed esseri volati e non. Sono di fronte ad una sorta di grande bio-macchina simile ad una vasca piena di materia non definibile ed allo stato viscoso. Una specie di rullo munito di lunghe e sottili lame dalle forme fantasiose impasta il materiale nella vasca ed osservando il motore vedo la testa dell’essere che si lamenta, si sforza ed impasta la materia che lo riempie invischiandosi in se stesso. La guida insiste perchè io ne capisa il meccanismo e il funzionamento. Di nuovo sento la pressa celebrale e tutto inizia ad inclinarsi secondo i piani d’intersecazione del multiverso. Cerco di comunicare alla mia guida che sto raggiungendo un punto di saturazione da informazioni allora lui si blocca per un attimo e mi chiede: allora vuoi vedere? Ed apre i palmi delle mani spedendomi in posto buio.
Sembra una specie di caverna di carne. Guardo in alto e vedo come moltissime ghiandole scure con strane sfumature. Al centro, come se fosse un lampadario, vedo una forma umana pietrificata e nera. E’ a testa in giù e solo il mezzo busto superiore appare da soffitto ghiandolare. E’ pelato e ha le mani incrociate sul petto. Quasi non si riescono a capirne i lineamenti, forse non ne ha mai avuti. E’ immobile, come se fosse una crisalide corazzata ed è coperto da residui luminosi simili a sporcizia psichica. Sono come vermi che ricordano molto marche pubblicitarie. Sono catalogazioni, pregiudizi e tutte le cazzate che ci arrivano addosso ogni giorno. Guardo la figura pietrificata e la voce della guida mi dice: lo vedi? Capisci? Rispondo che ho capito. Mi è chiaro, è il “problema alla comprensione” e sono contento di vederlo messo così male. Una voce mi chiede: allora odia, arrabbiati, uccidilo ed in contemporanea una serie di figure ed arabeschi rossi iniziano a danzarmi di fronte. Mi stanno dando il loro appoggio per dare il colpo di grazia, ma li fermo. Non provo odio per quella concrezione di sporco. Provo pena e tristezza per la condizione della sua razza. Sopravvivono solo se non si sa che esistono. Sopravvivono solo se nascosti. Una volta visti diventano pietra, ma non basta. Il colpo di grazia và dato, ma è qualcosa di più simile alla digestione che ad un’esecuzione.
A questo pensiero la caverna con il suo scomodo occupante scompare ed iniziano a danzarmi davanti figure bianche simili a complicatissimi ed estesi cristalli di neve. Si trasformano e sembrano contenti. Diversi esseri, fra cui la mia ultima guida, ricompaiono furtivamente salutandomi. Il messaggio è chiaro: torna a trovarci.
Sento gli effetti cominciare a svanire e con essi le visioni.
Finisce la prima track e sono passati 12:38 minuti. Sento iniziare la seconda track fra banchi frattalici e strani vortici ormai in diminuzione. Rimango con gli occhi chiusi per altri 10 minuti e poi decido di aprirli. Il mondo è ancora movimentato. Steso ascolto la musica fondersi con il rumore della pioggia sul tetto e poi decido di spostarmi verso il letto. E’ stato un viaggio impegnativo e avrò parecchio su cui pensare.